italiano - PARROCCHIA DI SAN LORENZO - CAMPIGLIA MARITTIMA (LI)

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Livello 17



Campiglia Marittima è situata sulle pendici del monte Calvi a m.240 sul livello del mare, in una posizione che, nelle giornate più limpide, offre una splendida veduta sulla valle del fiume Cornia e sul litorale tirrenico.
Le testimonianze che ci sono offerte dall'archeologia dimostrano che nei dintorni dell'attuale borgo erano presenti, fin da tempi lontanissimi, degli insediamenti umani. Notevole importanza per lo sviluppo della zona devono aver avuto sia la felice posizione geografica (il piano era in gran parte paludoso), sia la presenza di notevoli giacimenti metalliferi, di cui conosciamo lo sfruttamento fin da epoca etrusca. La fondazione dell' abitato è tuttavia da far risalire all'8° secolo, era uno dei più antichi castelli appartenenti alla famiglia Della Gherardesca, come documentato a partire dal 1004. Dal 1139 , in seguito ad una donazione fatta all'Arcivescovo di Pisa, Campiglia cadde sempre più sotto il dominio della Repubblica Pisana, fino a diventarne parte integrante.
Nel '400 Firenze iniziò la sua campagna contro Pisa, culminata con l'atto di sottomissione dei Pisani nel 1406, per il quale anche Campiglia passò a Firenze. Sotto il dominio fiorentino fu oggetto di premurosa attenzione, in quanto era un avamposto tra la Signoria di Piombino e la Repubblica di Siena. Come tale fu trattata generosamente e decorata con il titolo di 'Nobile Terra'. Così Campiglia è rimasta per molto tempo il più importante centro del comprensorio, finchè in epoche recenti, lo sviluppo industriale ha sovvertito gli equilibri economici che erano rimasti inalterati per secoli.

La chiesa propositurale di San Lorenzo - Ormai da secoli la vita religiosa del paese ha come centro la Chiesa di S.Lorenzo, che come una  "Cappella della Pieve" venne edificata verso la fine del 1200, all'interno della cinta muraria per maggior comodità dei fedeli. Fu costruita su un antico edificio, riportato alla luce da uno scavo archeologico nel 1991 (attualmente sede del Museo). La Chiesa si mostra oggi molto diversa da come doveva presentarsi in origine, infatti nel corso dei secoli è stata arricchita di altari e cappelle. Alcune opere in essa contenute sono meritevoli di attenzione.

L'INTERNO, molto semplice nelle sue linee, è reso più solenne dalle decorazioni pittoriche della volta realizzate nel 1904: fortemente danneggiate dal crollo di una parte del tetto avvenuto il 9 dicembre 1991, furono restaurate nell‘anno 1996. Appena entrati sulla destra possiamo vedere un' acquasantiera ricavata da un antico capitello. Dietro un cancello in ferro battuto, l'antico fonte battesimale: una vasca di forma ottagonale che ci ricorda come anticamente il battesimo veniva amministrato per 'immersione'. Sui lati del fonte, in origine posto nella Pieve, sono scolpite oltre alla data 1555 (formella di sinistra), alcune decorazioni, una tartaruga e una chiocciola. Queste creature che dall'acqua traggono la vita stanno a ricordarci che anche il cristiano rinasce a vita nuova nelle acque del Battesimo.
Sullo stessa parete è posta una tela raffigurante la Nascita di Maria. Il quadro proviene dalla cappella dell’Ospedale; per concessione dell'Amministrazione Comunale, si trova esposto in questa chiesa dall’ 8 dicembre 1999. Vi scorgiamo S.Anna che allatta Maria Bambina, assistita da un gruppo di donne; in alto la gloria degli angeli e in basso un’iscrizione con l’autore e la data: Bart.(olomeo) Salves.(strini) 1632. Di fronte una grande tela raffigurante l'Adorazione dei Pastori (18° secolo). Bellissimi sono i volti dei pastori che appaiono rischiarati da una misteriosa luce, la cui origine sembra trovarsi nella persona stessa del Bambino. Dietro le spalle della Madonna, come personaggio che rimane comunque nel nascondimento, si intravede la figura di San Giuseppe.
Proseguendo verso l'altare maggiore sul lato destro incontriamo la Cappella di S.Antonio, costruita nel 1480. L'altare e la statua sono settecenteschi, i due piccoli dipinti in alto sulle pareti, sono del 1845. Nelle nicchie di fianco all'altare, esposizione di alcuni reliquiari del 18° secolo. Il confessionale del 1757, proviene dalla Chiesa di Fucinaia.
Sul lato opposto la Cappella della Madonna delle Grazie, edificata nel 1783. Sull'altare una splendida Vergine con bambino. Il dipinto su tavola, è stato ritrovato in pessime condizioni e restaurato con grande perizia negli anni settanta. L'umidità e l'incuria lo avevano reso irriconoscibile. Parte dei colori, come si vede, sono andati perduti, invece 'miracolosamente' intatti sono rimasti i volti della Madonna e del Bambino. L'opera è stata attribuita all'anonimo Maestro di San Torpé, pittore pisano, legato alla Scuola Senese, attivo nella prima metà del trecento. A fianco dell‘altare due statue di legno intagliato e dorato del 17°secolo raffiguranti l'Annunciazione. Soffermiamoci un attimo. L'angelo con la mano alzata punta il dito in alto, verso Colui di cui è messaggero. La Vergine esprime nel volto tutta la sua meraviglia, il suo timore nell'ascoltare quella parola, così come nel gesto la sua umiltà e purezza. Più avanti sulla parete sinistra, una Madonna che dal Cielo, tra i Santi, volge il suo sguardo pietoso e amorevole alle Anime del Purgatorio (18° secolo).
Di fronte il dipinto raffigurante S.Lorenzo (lo si riconosce dalla graticola) e S.Antonio in venerazione della Vergine. Sono leggibili l'autore (Iacopo Vignali) e la data 1636. Giungiamo al presbiterio delimitato da archi e pilastri con decorazioni a finto marmo realizzate nel 1785, quando la chiesa conobbe quelle trasformazioni che le dettero l’aspetto attuale. Conviene poi soffermarsi sull'altare del transetto destro, al quale un recente restauro ha restituito le originali cromie e le decorazioni, che ne fanno un piacevole esempio di arte barocca: fu ricostruito come si può leggere nell‘iscrizione (in basso a destra) dalla famiglia Boldrini nell‘anno 1747. Nella cornice dell'altare un altro quadro nel quale riconosciamo da destra S.Rocco (protettore degli appestati), Santa Cristina di Bolsena (con il pugnale alla gola) e S.Giacomo (invocato dai pellegrini), in alto nella gloria dei Cieli, la Madonna col Bambino. L'altar maggiore (18° secolo) conserva le reliquie del Santo Vescovo Fiorenzo, patrono di Campiglia. Sulla volta dipinto sull'intonaco il Padre Eterno. Passando davanti all'altare ci avviamo verso il transetto di sinistra dove possiamo ammirare un'altra statua lignea, raffigurante la Madonna Addolorata (18° secolo). E' la Madonna dei Dolori che nella notte del Venerdì Santo veniva portata in processione per le vie del paese.


La Cappella del SS.mo Sacramento. La data di costruzione della Cappella non è con precisione conosciuta. Esistono però argomenti che potrebbero farla risalire addirittura a prima del 1600. Si trovano sui registri parrocchiali dei defunti annotazioni marginali di questo genere: sepolto nella Cappella della Santissimo Sacramento. La prima data certa è quella che trovasi sulla iscrizione posta sopra la porta di ingresso, nella quale si legge che: "insieme con l'annessa chiesa propositurale questa cappella del Santissimo Sacramento fu consacrata dal Monsignor Ciani il 26 maggio 1726". Come è a tutti noto, la consacrazione di un edificio non ha sempre riferimento alla sua costruzione. In genere le consacrazioni venivano ripetute dopo importanti lavori di restauro, specialmente se detti lavori avevano riguardato l'altare, del quale anche solo fosse stata sostituita la mensa.
Tra i reperti più antichi che si possono vedere è all'ingresso il portale in pietra, costituito da due lesene che sorreggono un timpano e sull'architrave del quale sono scolpite le parole Cuius livore sanati sumus ( siamo salvati dalla sua morte ). Se si guarda attentamente questo portale, composto da elementi diversi, sembra stato collocato qui in epoca posteriore alla sua costruzione. Probabilmente ci troviamo di fronte ai resti di quella antica fonte con cui, secondo il Falchi, si costruì l'altare della Madonna delle Grazie. Poiché l'attuale altare della Madonna a tutto può assomigliare fuorché ad una "fonte smessa" credo attendibile che siano quelli del portale della Cappella i resti di cui si parla. L'altro reperto senz'altro più antico della cappella è il meraviglioso Crocifisso. Un'altra iscrizione ne racconta le vicende. Dietro l'altare una lapide commemorativa celebra la generosità di un certo Camillo Campigli che nel 1736 volle donare parte del suo orto alla Confraternita perché potesse costruire la piccola abside dietro l'altare, al fine di creare una intercapedine che salvasse dall'umidità il Crocifisso, che andava via via deteriorandosi.
Un accurato restauro nel 1988 servì a togliere dall'immagine gli stati di stucco e di colore con i quali, in epoca imprecisata, si era addirittura modificato la fisionomia della scultura lignea, oggi esposta alla venerazione dei fedeli e all'ammirazione dei cultori del bello, nel suo aspetto originario.
Entrando nella cappella colpiscono immediatamente la finezza degli ornati e dei dipinti di chiaro sapore barocco. Possiamo oggi datare queste decorazioni al 1856-57.
Durante il restauro rimuovendo lo scialbo che ricopriva l'intera volta è stata trovata la firma del pittore e la data relativa alla pittura. In un posto che non è visibile al visitatore, sopra la cornice più alta in prossimità dell'ingresso, si legge Francesco Macciò (ri)dipinse nell'anno 1857. Non è molto chiaro il senso di questo ridipinse, anche perché sotto l'attuale non si trova traccia di un'altra più antica decorazione. La volta, in un anno imprecisato ma successivo al 1933, venne improvvidamente imbiancata, rimanendo così nascosta per tutti questi anni fino al presente restauro. A giustificazione di questo fatto è da ricordare che era consuetudine, in occasione del Giovedì Santo, allestire in questa cappella il cosiddetto "Sepolcro" il quale per tradizione doveva essere rischiarato da 100 lumini ad olio e 170 candele; col tempo il nerofumo prodotto deve aver guastato il disegno al punto di suggerire quella drastica soluzione.
Il restauro - Ulteriori interventi danneggiarono il dipinto demolendone alcune parti, per cui l'opera di rimozione dello scialbo mise in luce un'originale che aveva molte lacune. D'accordo con la Soprintendenza fu deciso di tentare la ricostruzione della parti mancanti, giungendo al risultato che tutti voi potete vedere. Trovando una soluzione di compromesso si ricostruì tenendo conto della simmetricità delle decorazioni le sole parti architettoniche, lasciando delle parti con colorazione neutra in corrispondenza delle figure degli angeli e di altri elementi figurativi. L'argomento trattato dalle decorazioni è chiaramente quello che appartiene alla storia di questo antico oratorio, chiamato prima del SS. Sacramento, dopo di Misericordia, e nel quale particolarmente si venera l'immagine del Crocifisso.
Nelle decorazioni si trovano dunque entrambi i motivi: l'Eucarestia e la Passione di N.S. Il primo tema è trattato nei due gradi quadri sulla volta, quello sopra l'altare con l'ostensorio sorretto dagli angeli e quello sopra la porta in cui si scorge il pellicano, che secondo la leggenda, nutre col proprio sangue i piccoli affamati, chiaro è il riferimento a Cristo e all'Eucarestia.
Sopra le catene come appoggiati ad esse, racchiusi in una cornice a forma di scudo, otto angeli che sorreggono i simboli della passione. Altri due angeli quasi simmetrici a quelli dell'altare sopra la porta mostrano all'osservatore la colonna alla quale Gesù venne flagellato. Con la tecnica del trompe l'oeil sono realizzati piccoli giochi prospettici di balaustre e finestre, nonché un rosone centrale a mo' di cupoletta.
Sulle pareti divise da piccole lesene con modanatura a finto marmo, otto cornici a rilievo custodiscono altrettanti quadri raffiguranti scene della Passione di Gesù. Una nona, sopra la porta d'ingresso, incornicia la scena della cacciata dei mercanti dal tempio. A partire da destra possiamo vedere: l'ultima cena, il bacio di Giuda, la preghiera nell'Orto degli Ulivi, Gesù davanti a Pilato, la Flagellazione, Gesù coronato di spine, L'Ecce Homo, Gesù sulla via del Calvario.
Il lavoro di restauro ha messo in evidenza, sotto alcuni strati di imbiancatura, che in origine le cornici erano completamente dorate. Poiché il ripristino delle dorature avrebbe eccessivamente appesantito il tutto, fu scelta dalla Sovrintendenza la soluzione di dorare soltanto i contorni delle cornici stesse. Tra i vari strati di pittura rinvenuti sulle pareti posti in occasione di precedenti interventi, è stata poi preferita quella particolare tonalità di grigio, che ben si armonizza con il colore della volta. Grazie alla lapide che ho ritrovato dimenticata in un ripostiglio, possiamo chiaramente datare queste cornici ed i dipinti al 1856. La lapide ora murata appena all'uscita della cappella porta incisa questa iscrizione:
Questo sacello che dall'Ostia Propiziatrice e dal sodalizio della Misericordia s'intitola, abbelliva con molti ornati larga carità di benefattori. Decorava di nove dipinti la pecunia collettizia del popolo, deputati a raccoglierla Domenico Fedi e Antonio Riani. Traeva a compimento volgendo il solo anno 1856, l'obolo di tutti curanti Don Fiorenzo Rafanelli e Giovanni Battista Nelli.
Solenne l'architettura dell'altare, con le quattro colonne decorate a finto marmo e gli angeli dorati in atteggiamento di venerazione della sacra Immagine del Crocifisso (sec XVI). Uno di loro indica l'iscrizione posta in alto Fulget Crucis Mysterium, parole tratte da un antico canto Vexilla Regis, che ancora oggi viene intonato durante la processione del Venerdì Santo dai cantori della Confraternita, nel quale appunto si esalta la Croce, il cui mistero di morte e di vita rifulge per tutti gli uomini.
Le due piccole statue poste ai lati la fede (a sinistra) e la speranza, con la carità simboleggiata dal Crocifisso, ricordano al cristiano le tre virtù teologali.
I panconi di legno con inginocchiatoi a balaustra che circondano la cappella, ricordano ancora l'antico uso della cappella nella quale si riunivano i confratelli della Compagnia dei Disciplinati in Veste Turchina, poi diventata Confraternita del SS.mo Sacramento e di Misericordia. In questo Oratorio oltre a cantare l'Ufficio nelle solennità più importanti, i confratelli si riunivano per prendere le decisioni più impegnative circa l'attività caritativa svolta dal sodalizio.


La Cappella, chiusa per restauro nel luglio 1997, è stata benedetta e riaperta al culto nella solennità della Domenica delle Palme, il 28 marzo 1999.

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